giovedì 3 dicembre 2009

l'ironia e la saponetta

Qualcuno sarà memore dell'incastratura della mia schiena in versione spagnola.
La versione spagnola contempla tra le altre cose il fatto che la sangrìa facesse passare tutto, compreso il dolore fisico, compreso il dolore fisico correlato alla spiaggia di notte, che comprende, a sua volta, sabbia (ergonomica si, ma tanto dolore), umidità, e freddo, dovuto al fatto che il male alla schiena non era dovuto al fatto che mi fossi portata in giro il mio adorato zainone. Insomma,ero senza felpe, cazzo.
Comunque.
Al momento la fortunata sottoscritta si trova a letto, nella ridente residenza lavorativa di via Ascanio Sobrero, impossibilitata a muovere un qualsivoglia muscolo perchè qualunque iniziativa motoria si risolve in due serramanico che clic, si aprono e le si piantano nelle fossette di Venere, e anche un pò più su.
La parte carina è che ogni volta mi lamento, esce un gemito tipo gattinochiusoincantinadatregiornichestamorendodisete che però nessuno può sentire, che perciò non mi fa cogliere l'utitlità dell'istinto primordiale della richiesta di aiuto senza intenzione sotto forma di versi come risposta al dolore.
Ma in ogni caso, anche se riderci su non mi viene molto facile, ho ritenuto degno di nota l'episodio clou di questa storia.
(un ringraziamento ai miei coinquilini i quali con le risate incontenibili di quando gliene ho parlato mi hanno fatto riflettere sull'ironia della sorte di questa cosa.)
Ora, pensate a questo abbinamento di fattori, fatevene un'immagine.
Concentràti:
mal di schiena, doccia, colpo della strega, persona (neutra, va' bene di qualunque sesso) piegata a novanta gradi, senza la possibilità di muoversi, ripeto doccia e
....rullo di tamburi...
saponetta.
Già.
La cosa si è svolta in questi termini.
Valeria torna da un'odissea automobilistica per le strade di Torino, tra traffico, infrazioni che se non fai anche tu la gente ti fa dito perchè ovviamente ti metti tra loro e il loro orgoglio italiano per aver trovato un modo truffaldino per fare più in fretta, una macchina non tua con una firzione che dopo aver schiacciato col piede devi anche risollevare da sotto perchè si incastra, e parcheggi a pagamento che costano più che comprarti un garage al giorno.
Valeria sale in casa, e già la schiena non sta bene, ma quel fastidio al basso dorso sopportabile è così da due settimane percui sti cazzi, non farci caso e non esiste. Come la crisi economica.
Il tutto correlato ad un modesto male al ginocchio, sul quale la suddetta frizione non ha avuto un buon effetto. Ma anche qua il metodo affrontalocomelacrisieconomica potrebbe funzionare.
Al che mi reco in camera, mi spoglio, senza eccessive difficoltà, entro in bagno, lamentandomi con i miei coinquilini del fastidio alla schiena. Tizio e Caio. Tizio e Caio stanno guardando una puntata di Flash Forward e si stanno al loro volta lamentando di Sempronia la quale traduce simultaneamente dal giapponese ciò che la tv risolve coi sottotoli. Allora Sempronia, oggetto di insulti e gentili inviti a tacere di ogni forma e colore si volta verso di me e mi suggerisce -mettiti sotto l'acqua calda calda, avrai preso un colpo di freddo e il calore scioglie bene i muscoli, se sono tesi. Si dai, credo che abbia senso.
Ma la scena tragicomica sta per consumarsi.
La successione degli eventi è stata questa:
-apro l'acqua, aspetto che la temperatura sia quella perfetta ed entro
-(immensa sensazione di piacere, che meraviglia, la doccia)- non credo si possa qualificare come evento, da qui la parentesi
-mi inclino leggermente in avanti in modo che l'acqua mi batta proprio su quella zona della schiena che già sta rischiando di prendere fuoco da sola
-dopo dieci minuti di puro godimento dei sensi, dato cher mi stavo per addormentare, cullata dolcemente dal calore e dal massaggio dell'acqua decido che è ora di iniziare a lavarmi
-ERRORE (col senno di poi), è lì che ho sbagliato tutto (il commento fuori campo dice Eh no! Eh no! E' lì che sbagli!!
-mi piego per raccogliere la saponetta, per terra
-coltello, coltello, coltello, coltello.
Valeria non si riesce più a muovere. Cazzo.
Dolore puro, era da un pò che non ne sentivo, di dolore del genere. Da piangere.
Però intanto il pubblico di sottofondo delle fiction americane (che è sempre composto delle stesse trenta persone, per ogni telefilm) applaude e ride di gusto, per notificare ai telespettatori che ehi, questo fa ridere, dovete ridere!
Insomma, mi trovo nella doccia, piegata a novanta, per aver voluto raccogliere una saponetta, dopo aver cacciato un urlo di dolore, e non mi posso muovere.
Applausi.
E' straordinario.
Cioè è una di quelle occasioni in cui ti chiedi se davvero possa succedere qualcosa di simile.
Ironia autorealizzantisi. La scena perfetta.. Come vedere qualcuno che scivola su una buccia di banana. O come le scene in cui uno lancia del cibo a mensa a scuola al suo compagno,lui si sposta e il cibo colpisce il prof. O come la scena del lenzuolo di Trainspotting.O come una ragazzina di 45chili che vuole giocare a rugby e dopo trenta secondi della prima (e ultima) partita della sua vita si sfascia un'articolazione.
E' straordinario.
Le fasi successive hanno visto la sottoscritta restare ferma immobile in quella posizione per dieci minuti, per poi riuscire pianerrimo ad alzarsi, uscire, asciugarsi e andare a morire sdraiata sul letto, spiaggiata come una balena che abbia fatto indigestione di burattini, al punto di diventare di legno. Situazione nella quale si trova tutt'ora, tra Aulin e mille cose da fare che però dovranno aspettare almeno altri due Aulin. E tra mille cuscini posizionati al millimetro per limitare il dolore il più possibile, tipo un domino che se ne sposti uno questo sfiorerà un punto della schiena che non deve e le vertebre, cadendo l'una sull'altra, formeranno un disegno nuovo.
Il fatto di aver provato a spiegare il mio problema con gli occhi lucidi di lacrime dal male ai miei coinquilini e averli visti spaccarsi dal ridere fino alle lacrime credo mi sia venuto incontro, comunque. Ho riso.
(N.B. ridere fa malissimo. Ah ah ah ah!-clic- coltello, coltello.)
L'ironia della sorte è qualcosa di straordinario.
Forse era Pirandello che ci diceva che ciò che fa ridere è il grottesco, è ciò che esagera, storpia il reale, è una fotografia fatta con grandangolo alla vita di tutti i giorni, rendendola tanto brutta da farci ridere.
Beh, la mia schiena non ne ha avuto bisogno.. Qualcuno ha inventato e descritto come divertente questo sketch molte volte prima di me, ma perchè continui a funzionare, continui a far ridere, ci deve essere qualche stronza come me che gli faccia mantenere contatto con la realtà. Che lo mantenga attuale e vivo. Eccomi, sono lo strumento della comicità, oggi.
Senza prendere il primo Aulin di stamattina non sarei nemmeno riuscita ad alzarmi per prendere il portatile e scrivere questa divertente storiella. Per descrivere quanto questa realtà non abbia bisogno di essere esagerata o storpiata per far ridere.
Quindi per favore, ridete un pò di me anche voi, così questo Aulin sarà servito a qualcosa..!


Si ringraziano per la collaborazione la frizione, lo shopping, il tentativo di massaggio risolutivo di Mauri,l l'acqua calda e chi l'ha consigliata, il sedile poco comodo, le sedie delle aule di Palazzo Nuovo, i miei piedi piatti, le saponette mai sul posrtasaponette ma sempre per terra,la mia borsa sempre pesantissima di libri,i tram in cui si sta in piedi, il nuoto che non ho mai praticato,i miei genitori che mi hanno fatta con la lordosi, i colpi di freddo, quindi il freddo, le cannottiere che costano troppo e chiunque o qulunque cosa io mi sia scordata e si senta legittimamente possibile concausa dei miei patimenti.

martedì 1 dicembre 2009

Anche un orologio rotto segna l'ora giusta, due volte al giorno.

le foto e la fisarmonica

cazzeggio.

Le giornate di sole in inverno sono stupende, soprattutto quando va' giù la luce, verso queste ore.

Ho guardato delle foto su facebook. Diabolico strumento quello, e immensamente stupido, usa te stesso, i tuoi sentimenti, i tuoi ricordi, i tuoi nomi, senza aggiungere nulla, per farti credere di provare qualcosa di nuovo. Tenta di dare ordine alla realtà che ti circonda per preordinare anche le tue emozioni. Stupido strumento.

Fuori in strada suona una fisarmonica.
Passa quasi tutte le sere e sempre la stessa melodia entra dalla finestra. Sempre la stessa. Ha un suo ritmo, ma è triste, è malinconica. Mi fa venire in mente un vecchio con addosso vestiti pesanti e sporchi e scuri che cammina lentamente cercando la donna che ha sempre amato in una città in cui sia sicuro di non trovarla. In un mondo in cui lui sa che lei non c'è.
In un tempo in cui sa che non può esistere. Il ritmo di quella camminata è il ritmo di questo tempo.. è un valzer direi. La sta cercando davvero forte però. Chissà se ci crede.
E' la malinconia, la nostalgia, l'amaro e il sogno. E la bellezza di queste cose, sono le note di questa fisarmonica.

E intanto guardo delle foto.
Ho sempre avuto dei problemi con le foto, fanno davvero male alla mia psiche contorta, la deviano, la ammalano, la mettono su un aereo con un biglietto senza destinazioni. Affascinante, pericoloso e estremamente malinconico e triste.

Ci sono due persone che sorridono, vicine. Hanno occhi grandi, e credo si àmino. Cioè, credo che loro lo cerdano, quindi non vedo perchè non dovrei crederci pure io. E' quanto questa foto mi mostra. Quel momento.. quel momento è esistito davvero, per un attimo, quegli sguardi sono stati veri, si potevano toccare, quegli sguardi.

Eccomi, rotolo giù per le scale del mio cervello.

Sono esistiti quei colori, ma nessuno ha fatto caso all'istante in cui la foto è stata scattata probabilmente. Un dito da premere su un tasto, una posizione da mantenere.
Fermi. Ok, via, fatto.

E quel momento a cui non ha fatto caso nessuno, ora sta qua, e mi guarda. Le foto immobilizzano il tempo, e di quel momento resta la fotografia. Come se quel momento fosse sempre solo stato fotografia. Fermo un attimo...Ok, fermo per sempre.

I colori sono belli, gli occhi sono chiari- i colori sono vivi. Credo fosse un tramonto.

Le fotografie mi fanno sempre impressione. Non sono capace di guardare le fotografie. Ci vedo troppo, le sopravvaluto. Non le vedo solo per quello che sono, e cerco di dargli realtà.

Guardare fotografie con questa musica di sottofondo, d'inverno, il primo di dicembre, al tramonto, è quanto di più patetico si possa fare. A parte lo scrivere un post a riguardo, che supera proprio se stesso.
E va beh