sabato 20 marzo 2010

forse il relativismo

Mi trovo a domandarmi come sia possibile che io e un'altra persona che viviamo una qualunque cosa da due lati diversi, opposti, possiamo vederla allo stesso identico modo.
Non riesco a capire come sia possibile che parlando d'amore, in una frase, una persona che si trova in una posizione opposta, contrapposta e complementare alla mia, possa dire di questo amore esattamente ciò che avrei voluto saper dire io. Quando io sono un carnefice e lei una vittima, ad esempio.
Mi chiedo se non sia una specie di cubismo sentimentale, emozionale, percui vediamo tutti i lati di una cosa ammassati lì in un nonsense nel quale però c'è una, seppur bassissima, probabilità che due persone ci leggano la stessa cosa, ci vedano la stessa cosa.
Mi chiedo se piuttosto non stiamo fissando qualcosa che è come una ruota, che gira, percui tutti i lati prima o poi passano da tutti, si fanno vedere da tutti, e quindi è facile che le opinioni si conformino, sul lungo termine, perchè avremo prima o poi tutti le stesse informazioni. O magari qualcosa tipo una sfera, una biglia, che cambia direzioni e riflessi, ma è poi tutta uguale, e a prenderla in mano non le si saprebbe trovare un senso, un dritto, un rovescio.
Mi domando se piuttosto non stiamo guardando entrambi la medesima cosa, da due macchine diverse verso lo stesso schermo, e non stiamo facendo le stesse identiche cose, comportandoci allo stesso modo, però il nostro bisogno di darci un ruolo ce lo faccia dare diverso, perchè si, perchè sulla scacchiera i colori sono due, e se non sei il bianco sei per forza il nero, e non puoi essere quello rosso che invece sta giocando ad un altro gioco, perchè ti ci hanno incastarato, in quella scacchiera, e tu c'hai creduto. Sei convinto di non poter uscire, da quella scacchiera, ci hai creduto. E poi magari sei solo in piedi sullo zerbino del suo bagno.
Mi chiedo se magari stiamo facendo le stesse mosse, ci stiamo comportando allo stesso modo, perciò è ovvio che diamo la stessa lettura. Solo che sono le altre persone con cui ci rapportiamo, a comportarsi in modo diverso tra loro, dando ai nostri racconti finali diversi, e questo fa sentire diversi noi, tra di noi.

4 commenti:

  1. Una domanda ed una proposta (in forma di domanda):

    Quello del bagno si chiama sempre zerbino?

    Se stessimo guardando qualcosa di più che tridimensionale, e mancassimo quindi dei termini per descriverlo davvero afferrandone la sostanza, non tenderemmo man mano ad assegnargli le descrizioni che ci possano parere più calzanti?

    RispondiElimina
  2. no,credo che zerbino sia solo quello dell'entrata,in effetti. e temo di non aver capito l'altra questione, o forse tu non hai capito la mia, il che sarebbe legittimo dato che sto pezzo è un delirio di frasi sconnesse e sgrammaticate

    RispondiElimina
  3. dicevo, in pratica, che se come dici te è una ruota, ma è una ruota in più di 3 dimensioni, tu potresti vedere tutti i lati in contemporanea, ma non essendo in grado di capirli nè descriverli. E a quel punto la definizione data dalla persona che a te pare essere nella posizione contrapposta alla tua diventa anche la definizione che daresti te, perchè quella persona ha descritto uno degli infiniti punti della ruota che aveva davanti, ed anche te hai quello stesso punto (oltre a tutti gli altri) davanti in quel momento.

    RispondiElimina
  4. mi stai dicendo che potrebbe esserci una dimensione che non consideriamo, che non vediamo, che non concepiamo ma che in qualche modo percepiamo, e riguardo alla quale, inconsapevolmente, nonostante rispetto alle altre simensioni siamo opposti l'uno all'altro, siamo nella stessa posizione,cioè la vediamo allo stesso modo? giusto x essere sicura di aver capito, xke nn lo sono affatto

    RispondiElimina