lunedì 5 ottobre 2009

deliri di una pausa pranzo

Sono uscita da due ore di dottrina dello stato e sono salita sul tram. Qui ho iniziato a filosofeggiare su metodologie ed epistemologie varie, e li per li mi sono sembrati pensieri intelligenti.. diciamo apprezzabili ecco.
E mi sono buttata ancora vestita e digiunante al computer per formalizzarli il prima possibile. Prima ovvero che se andassero, con la velocità solita di ogni mia riflessione intelligente.
In effetti già solo il tempo che sto usando per questa introduzione li fa scappare sempre piu lontano.
Tenterò.

Il problema è valutare una teoria sulla base delle soluzioni che offre una volta portata alle sue estreme conseguenza. Io tendo a prendere in considerazione entrambi gli aspetti. Ovvero. Premesse-ragionamento-conseguenze-conclusioni. Mi piacciono le conclusioni? No? allora via le basi, via le premesse. Zero coerenza di fondo, tutto può essere messo in discussione e se lo si fa si deve partire dalle basi. Si devono minare le basi dell'edificio, farle saltare, per poi credere di costruire su un terreno vergine.
Questo è positivo intellettualmente. Scientificamente. Metodo tipicamente filosofico che porta le scienze filosofiche ad essere tendenzialmente prive di teorie finali unitarie e concordanti.
Ma a livello personale è un grande problema. Porta imprevedibilità, incoerenza. Vulnerabilità, ipersensibilità
Parto da presupposti che sono sempre pronta a mettere in discussione. (Per quanto l'imprevedibilità non sia così assoluta e onnicomprendente in quanto il metodo di ragionamento, le categorie usate sono poi sempre le stesse, fondamentalmente quelle dal nesso causa-effetto)
E poi, circa a Porta Palazzo, mi son trovata a pensare che però questo potrebbe apparire del tutto incompatibile con le mie teorie sugli effetti. Vado a cercare e a minare le premesse quando gli effetti non tornano, almeno non come vorrei. Questo fa si che io in effetti (ah ah ah) non ignori del tutto le cause, il background, il substrato.
Mmmmm... (in effetti il mio stupirmi delle incoerenze della mia epistemologia quotidiana è incoerente col fatto che mi sono appena autoproclamata incoerente. Quindi la cosa non mi stupisce, per ora).
Però ne ho anche tratto delle conclusioni, che più che teorie sono legittimazioni del mio modo di intendere e pensare il mondo, le persone e i rapporti.
L'autolegittimazione è la mia forma preferita di autoerotismo (mentale?).
E posso affermare (coerentemente?) che:
-il metodo mettiamoindiscussionelepremesse è filosofia. E' il mio essere filosofica, è il mio osservare, associare, sintetizzare, speculare sul mondo esterno. E' un metodo scientifico, una forma mentale, una lente di osservazione dalla quale -non so se potrei, ma comunque tendo a non prescindere;
-il partire dagli effetti dei comportamenti miei e degli altri,dai risultati di un metodo o di un assioma ignorandone i punti di partenza, è un metodo comportamentale. E' uno step successivo. E' un modo di affronatre le cose a livello pratico, non teorico,non puramente limitato al pensiero, anzi, del tutto proiettato sull'azione. Senza teoreticismi. L'agire in base ai soli effetti, in base solo a ciò che ha pratiche conseguenze, tanto empiriche da essere oggettive e oggettivabili (almeno per i più) in modo da rendere razionalmente prevedibile ogni conseguenza ulteriore di quelle che già sono conseguenza.
Il che non è del tutto incoerente come sistema. Lo sarebbe se fosse applicato nei medesimi momenti, alle stesse situazioni, o se pretendesse di essere parimenti applicabile, in ogni sua sfaccettatura, ad ogni rapporto reale, con il reale. Non è incoerente nei termini in cui mi pongo in modo diverso in due momenti mentali diversi, applicando ovvero l'un metodo in uno, l'altro nell'altro. Il fatto poi che il primo, applicato al mio solo pensiero e non alla mia azione, renda il mio comportamento talvolta incoerente beh, è un problema degli altri, o meglio di chi come me si regola solo sugli effetti, comportamentisticamente. E gli effetti sarebbero poi i miei comportamenti, i miei modi di agire. In un modo penso, in un altro modo mi comporto : agisco prendendo gli effetti- i soli sui quali mi posso scientificamente basare- come premesse; se poi volessi applicare la prima forma mentis al comportamento mi troverei in difficoltà, non potendo minare i paradigmi di base che, manco a dirlo, non dipendono da me.

Tutto ciò non ha minimamente senso e lo so, ma devo tornare a lezione perciò non ho tempo nè di correggerlo nè tantomeno di cercare di renderlo comprensibile a tutti. E nemmeno a qualcuno. E nemmeno a me stessa. Diciamo che do fiducia ai lettori e alla loro capacità di andare oltre il mio scrivere di getto. Molta di più di quella che do a me stessa.

Detto ciò la conclusione-non che leit motiv- della riflessione consiste nel fatto che i rapporti UNO ad UNO, tra due singoli individui, al di fuori delle dinamiche di un gruppo, sono (più) difficili e (più) complessi perchè da questi rapporti ci si aspetta sempre qualcosa. Tendiamo ad avere bisogno di formalizzarli, di dargli un nome, spesso (purtroppo?) di dargli un fine. Sin da subito. Questa necessità di schematizzazione, di inclusione in determinati preschemi, li rende estremamente complessi. Ognuno ha aspettative e delusioni continue, presunzioni e sussunzioni il più delle volte erronee nei termini in cui non essendo espresse non possono essere nè confermate nè delegittimate tempestivamente, prima di dare luogo a conclusioni le cui base sono instabili e controproducenti.
E questo li rende anche estremamente più affascinanti, perchè misteriosi.
Voi non state davvero guardando..voi volete essere ingannati.
E questo rende l'amicizia più facile dell'"amore". E le amicizie di lunga data più semplici e rassicuranti.

Cazzo devo andare-senza pranzo-senza doccia-senza aver comprato nuovi fogli su cui scrivere.

6 commenti:

  1. (in effetti il mio stupirmi delle incoerenze della mia epistemologia quotidiana è incoerente col fatto che mi sono appena autoproclamata incoerente. Quindi la cosa non mi stupisce, per ora).
    contesto, l'incoerenza non è globale, è il riconoscimento di una inconsistenza esistenzialmente quantificata. Ergo non necessariamente inerente o perlomeno riconducibile alla tua 'epistemologia quotidiana', quindi è lecito (non incoerente) che tu ti possa stupire di quella particolare incoerenza.
    'io sto mentendo' è un paradosso, 'io sono mendace / talvolta mento' non lo è. La biiezione mi sembra efficace.

    il metodo mettiamoindiscussionelepremesse è squisitamente scientifico, ok. ho A e AimplicaB. Derivo B. Poi osservo nonB, rilevo un'inconsistenza e, se ho fiducia nella correttezza della mia regola AimplicaB (e nella mia osservazione nonB), devo distruggere A. (Mi piacciono le conclusioni? No? allora via le basi) (anche perchè la matematica è propagare gli errori alle basi, difendendosi dietro al sempiterno 'la logica funzia').

    L'approccio comportamentista è disdicevolmente inefficace, approssimativo, truth-sputtaning. Considera la relazione statomentale:->comportamento.
    Due diversi stati mentali S1 ed S2 possono manifestarsi nello stesso comportamento C (piango di gioia, piango di rabbia, per portarla sul triviale), ma se 'ti proietti puramente sull'azione' per te C è C. (addio iniettività)
    Viceversa: Puoi avere uno stato mentale S che si manifesta in due modi (comportamenti, esteriorizzazioni) diversi C1 e C2. Ma se 'ignori i punti di partenza' non vedrai mai l'origine comune dei Cx che osservi. (addio funzionalità).
    Dunque basandoti sull'osservabile ti trovi con informazione parziale e potenzialmente fuorviante.
    E, nota bene, risalire agli stati mentali non è onanismo teoretico, è l'unico modo per rendere razionalmente prevedibile ogni conseguenza ulteriore di quelle che già sono conseguenza.
    Che fare?
    Assumere. Supporre. Ipotizzare.
    Cercare di sapere, di capire veramente, e non rinunciare a quanto non è inciso nella pietra, anzi.
    Perché è di queste fregnacce che siamo fatti.
    Quindi ragionamento nonmonotono, approssimato, probabilistico, verità fuzzy e categorie radiali.
    è un lavoro sporco, ma chiuque dovrebbe farlo.
    Seguire, coerentamente ma non ciecamente, se non la virtù (nei comportamenti), la canoscenza (delle cause).

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  2. Mi permetto di abbattere il livello della situazione post+commento con una scarica di un thompson anni '30, dichiarando "CACCA" ed opponendomi al proibizionismo.

    Io sono comunque contrario ad ogni forma di pensiero complesso per il quale non sia pagato o che non trovi divertente. Descrivere una persona come una macchina a stati, ciascuno dei quali abbia determina(te/bili) espressioni (dovute allo stato del sistema che include tutto tranne la persona, e che si potrebbe includere nella macchina a stati slittando gli stati della persona in base alle condizioni esterne alla persona) è a mio parere riduttivo, per il fatto che AimplicaB, quando vero, è vero solo sulla carta, mentre nella testa di una persona tutto ad un tratto potrebbe spuntare C a fare ciao ciao con la manina, e per un po' avremmo magari che AimprecaB.
    Ergo, se A è quello che vediamo (effetti dovuti ad altri effetti dovuti ad altri e così via), S è come siamo, e C è come ci comportiamo (effetto di S), anche senza cambiare A ed S, C potrebbe essere diverso (potremmo discutere sul fatto che è impossibile misurare/conoscere S, oltre che è impossibile che A non sia diverso in istanti diversi). Ma sicuramente tutte le leggi che regolano A,S e C vengono continuamente lavate con uno o più prodotti a scelta tra: smog concentrato, ignoranza, pece, olio extravergine di oliva, acido solforico, una soluzione di metabisolfito di potassio, cultura, birra, acqua microfiltrata, sapone di marsiglia, verderame, il contenuto di una capsula di peltri a caso presa da un qualunque laboratorio medio-orientale, acqua pesante calda, nocino BAM!, mosto che un giorno sarà malvasia, Aqua, succo di frutta ACE, colorante per alimenti numero 5, l'ingrediente segreto della cocacola. E la lista non è completa per mancanza di non-sete. Mi pare palese come queste leggi, quindi, subiscano cambiamenti rapidi e caotici, i cui effetti variano dall'epilessia alla sonnolenza passando per l'assenza di effetti.

    Concludo ringraziando Maria per l'opportunità che mi ha dato di partecipare alla sua trasmissione. Grazie. E no, non sto piangendo. Ciao mamma.

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  3. wow. beh..non pensavo avrei scatenato tutto ciò,in realtà ero fermamente convinta che mi avreste mandata a cagare perchè non si capiva nulla e ciò che andavo delirando era completamente senza senso.
    E in effetti mi rendo conto ogni volta che rileggo il tutto -ovvero cazzate mie più apporti vostri- mi rendo conto che forse ho dato per scontate troppe cose che sarebbe stato carino puntualizzare,e sarebbe stato costruttivo ai fini della comprensione. Quando mi riprenderanno queste crici di filosofia magari amplierò il discorsao,o magari ne scriverò di peggiori ancora.
    Bovaz nell'elenco finale di prodotti di lavaggio io aggiungerei vaselina e un buon vecchio cd degli Aqua.
    Dopodichè è perfetto.

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  4. vorrei far notare come "Aqua" fosse nella lista, e la vaselina non si cita per non causare ilarità.

    sui rapporti uno a uno voglio dire che ho umiliato il poeta a briscola.

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  5. io voto il bovaz come portatore sano di verità. Ha sintetizzato anche il mio pensiero come meglio non avrebbe potuto.

    baci.

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